Il collezionista di quadri perduti by Fabio Delizzos

Il collezionista di quadri perduti by Fabio Delizzos

autore:Fabio Delizzos [Delizzos, Fabio]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: Fiction, Mystery & Detective, Historical
ISBN: 9788822700667
Google: yBwmvgAACAAJ
editore: Newton Compton
pubblicato: 2017-01-14T23:00:00+00:00


Capitolo 45

«Osservalo con attenzione».

Elena, profumata di lavanda e vestita come per andare a un ballo, si avvicinò e fece ciò che le veniva richiesto da Raphael. Guardò a lungo, in silenzio, il ritratto che lui le stava mostrando. Ma aveva iniziato ad annuire fin dal primo istante, e più osservava l’immagine più appariva convinta.

«Allora, che ne dici, è lei?»

«Sì, senza dubbio».

«Ed era esattamene così?»

«Uguale in ogni dettaglio. Questa è un’immagine fedelissima di Lavinia Cenci, così come la conoscevo. Ma non è recente. Potrebbe risalire a un anno fa, all’incirca, perché aveva i capelli più corti, e poi lo sguardo…».

«E riconosci lo stile dell’Anonimo, potresti affermare che si tratta dello stesso pittore per il quale hai posato tu?»

«Sì».

«Dove hai visto i suoi quadri?», volle sapere Ariel, gli occhi che volavano freneticamente da un punto all’altro di quell’ineffabile rettangolo, come mosche imprigionate all’interno della cornice.

«Li ho visti».

Raphael le prese le guance fra le mani e la guardò dritto negli occhi. «Dove, Elena?»

«Devo fare i nomi?»

«Devi».

«Mi capitò di vederne alcuni a casa di un certo Giovanni Billi».

Raphael e Ariel si voltarono l’uno verso l’altro e annuirono con un mezzo sorriso.

«Che rapporti hai con Giovanni Billi?»

«Ho preso parte ad alcuni banchetti nel suo palazzo. Prima mi mostrava dipinta agli invitati e poi si divertiva a farmi saltare fuori in carne e ossa, come una sorpresa. Sembra una brava persona. Mi ha sempre pagato bene. Ma… Anche se fa di tutto per sembrarlo, non è un buon uomo».

A Raphael queste ultime parole suonarono come affermazioni valide per qualunque essere umano. «E poi?»

«Poi cosa?»

«Ne hai visto altri di quei quadri? Se sì, dove?»

«A casa di Angelo Ruffo. Quelli però ritraevano Lavinia. E un tempo aveva anche due miei ritratti».

«E basta?»

«No, li ho visti anche nello studio dell’Anonimo».

«Come sarebbe?»

«Hai detto che ti addormentavano prima di portarti da lui», fece notare Ariel.

«È così, infatti. Io mi svegliavo delle ore dopo. Il quadro era già finito, e lui, senza farsi vedere in volto, mi diceva che, se volevo, potevo andare a guardare. Io l’ho fatto tutte le volte. Ero confusa, ma curiosa. La situazione era spiacevole, però non avevo paura. Vidi ritratti come questo qui. Nel primo annusavo anch’io un fiore. Una rosa. Invece, nel secondo ero vestita con una tunica bianca e baciavo sulla bocca un uomo con i capelli lunghi, che a me fece subito pensare a Gesù. Fui interrogata dal Santo Uffizio, per quel quadro, perché fu sequestrato e qualcuno mi riconobbe. Io dissi all’inquisitore che non mi accorgevo di niente, che dormivo. E non fui ritenuta responsabile. Però per me fu terribile vedermi dipinta in quell’atto blasfemo».

«Ti ha addormentato», rifletté Raphael, «tuttavia ti ha dipinto mentre compi un gesto da persona sveglia. Io credevo che il sonnifero gli servisse per avere il tempo di ritrarre una persona che dorme davvero. Invece…».

«Molto interessante», esclamò Ariel, forse per la considerazione di Raphael, forse per qualcosa che aveva appena notato nel ritratto di Lavinia.

«E il modello… Gesù?», continuò a interrogare Raphael. «Chi era?»

«Quando mi svegliai e ripresi coscienza», rispose Elena, «non trovai nessun uomo con me, nello studio.



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